A partire dalla fine degli anni '60, nel tentativo di offrire qualcosa di nuovo ai clienti e al pubblico, gli sceneggiatori dei caroselli cominciarono a creare i cosiddetti Caroselli d'atmosfera (o mood). L'idea era quella di proporre qualcosa che colpisse, stupisse e coinvolgesse emotivamente lo spettatore, creando così una certa atmosfera. Non si faceva più uso di un testimonial noto e non c'era nemmeno più una storia da raccontare, ma solo immagini in libertà. Questo tipo di caroselli faceva parecchio uso delle riprese al rallentatore, dilatando così le scene. A volte era la colonna sonora a creare l'atmosfera.
- un lui e una lei che, rallentati, si corrono incontro sulle note di "Une belle histoire" di Michel Fugain (shampoo Helen Curtis)
- spruzzi d'acqua al ritmo di musica (Wella)
- persone che vengono prese dall'improvvisa voglia di saltare (Lemonsoda)
- una mamma e il suo bambino giocano con biglie e barattoli e corrono mentre le loro immagini vengono moltiplicate sulle note di "Ebb Tide" di Santo & Johnny (Permaflex)
- un oggetto viene distrutto ripreso al rallentatore con una cinepresa da 6000 fotogrammi al secondo, con una colonna sonora scritta da Giulio Libano che crea decisamente atmosfera (Brionvega)
- acrobazie di danza moderna (Parmigiano Reggiano)
- due donne fuori campo parlano una lingua strana mentre osservano un uomo, ripreso, che cammina per strada (Monti)
- una ragazza passeggia a Venezia mentre tutti gli uomini si distraggono a guardarla (Leacril)
- un pianoforte distrutto si ricompone al rallentatore (Fabbri Editori)
- gambe di persone che camminano con in sottofondo il brano "Le mond est gris le monde est bleu" di Eric Charden (Fabbri Editori)
- un suonatore d'organo suona una bella musica, composta da Giulio Libano, in cima ad una torre (Mobil)
- e poi il carosello d'atmosfera per eccellenza: il cavallo bianco che corre per mari e monti sulle note del brano "Aces High" composto da Keith Papworth (Vidal)
Tuttavia questa tipologia di caroselli non era molto gradita dagli sceneggiatori più legati alla versione classica con spettacolo puro, gag, scenette o comicità. C'è chi li ha definiti "un po' a bagnomaria, insipidi" come Marcello Marchesi, chi li ha reputati noiosi, come il regista Livio Mazzotti, al punto da urtare la gente che quindi si è stufata di certe immagini proposte da Carosello.
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