Quella che tutti identificano come la sigla di Carosello è in realtà un brano del repertorio napoletano dell'Ottocento dal titolo «Pagliaccio». E la versione che il pubblico udì la sera in cui andò in onda la prima puntata, arrangiata dal maestro Raffaele Gervasio, non era nemmeno stata creata appositamente, ma fu recuperata in fretta e furia da Luciano Emmer da un documentario Incom sulle lumache.
Ma di sigle di Carosello, in realtà, ne esistono varie versioni, uguali nella melodia ma che si differenziano nell'arrangiamento e nelle immagini proposte. Analizziamole di seguito.

Visivamente la prima sigla presentava un teatrino con siparietti che si aprivano mostrando ballerine, giocolieri e musicanti.
La prima versione, utilizzata nel primissimo periodo di messa in onda, fu presto sostituita da una nuova strumentazione e anche visivamente presentava delle differenze.

Le principali differenze visive tra queste due versioni sono le seguenti:

  • ad inizio video con sipario pesante chiuso nella prima versione ci sono delle "fiamme" disegnate alla base che spariscono nella seconda versione
  • l'apertura del sipario pesante ed anche dei siparietti intermedi è più veloce nella seconda versione
  • il taglio dell'inquadratura è più stretto nella prima versione
  • nella seconda versione si vedono ampiamente le "mantovane" in alto al boccascena
  • nella prima versione mancano le quinte di appoggio ai lati dei siparietti, che sono, nella seconda versione, decorazioni, fiori o strumenti musicali
  • il risvolto alla base dei siparietti intermedi è diverso nelle due versioni


Un'altra curiosità che riguarda questa prima sigla è il fatto che il giornale satirico "Asso di bastoni" sollevò una polemica in quanto secondo loro nelle gambe delle ballerine presenti in uno dei siparietti si poteva leggere la sigla PCI.


La sigla finale riprendeva quella iniziale mostrando a video l'elenco delle marche pubblicizzate, lette da una voce che dava anche l'appuntamento alla data successiva in cui il medesimo gruppo di marche sarebbe stato pubblicizzato. Questa pratica si interruppe nel 1974 quando si cominciò a dare un generico appuntamento alle «prossime trasmissioni».



Nel 1959 la sigla venne modificata mostrando nei vari siparietti del teatrino donne e cavalieri ottocenteschi, oltre a ragazzi che ballano il twist, e terminava con una fontana zampillante. La musica rimase quella della prima sigla seconda versione.

Nel 1962 venne creata quella oggi più nota, il cui arrangiamento fu opera sempre di Raffaele Gervasio, con disegni eseguiti a tempera da Manfredo Manfredi raffiguranti quattro celebri piazze di città italiane: Venezia (vista da cui si riconosce il Ponte di Rialto), Siena (Piazza del Campo durante il Palio), Napoli (Via Caracciolo) e Roma (Piazza del Popolo). In ogni disegno era presente un musicante (chitarrista, trombettiere, mandolinista, flautista) e la musica scorreva in sincrono con tali disegni facendo sentire proprio lo strumento raffigurato.

Nel 1974 venne effettuato un nuovo arrangiamento della musica, affidato a Marcello De Martino, più breve ma con i medesimi disegni della versione precedente; si perse tuttavia la sincronizzazione tra disegno e strumento udito.


La storia della musica di Carosello

Concludiamo con un interessante video, creato da Antonio Garganese che si ringrazia vivamente, che ripercorre tutta la storia della musica utilizzata come sigla di Carosello, rivelandone le origini e le rielaborazioni anche più recenti.